Nelle ultime settimane, l’aggressione speculativa sul quartiere di San Berillo ha subito una decisa accelerata. Complici i bonus governativi, che permettono di risistemare facciate e appartamenti con sgravi fiscali immensi anche per chi queste ristrutturazioni dovrebbe pagarle, e l’avvicinarsi della stagione turistica, via San Giuliano e via di Prima si stanno riempiendo di cantieri. Parallelamente, vi è la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio Comunale con tema “riqualificazione Corso dei Martiri, Corso Sicilia e di tutte le aree interessate dai progetti di recupero urbanistico della città alla luce del redigendo Piano regolatore” in cui sappiamo che gli edifici abbattibili in San Berillo passeranno dagli attuali 2 a 41.
Le forze del capitale si muovono e questo si vede bene di giorno in giorno. Ma se su via San Giuliano si tratta principalmente di rinnovamenti di facciate, su via di Prima ci sono due lavori di cui abbiamo più informazioni che raccontano bene i movimenti che si stanno facendo sul quartiere:
- in via di Prima alta, da mesi ormai c’è un enorme buco, un ennesimo sventramento, presidiato giorno e notte da improbabili vigilanti. Qui, a quanto dicono i giornali, sorgerà un albergo che, a giudicare dal buco, sarà grande e invasivo, un po’ come il suo vicino “Romano House”.
- scendendo su via di Prima, poi, il numero di cartelli con annunci di vendita si stanno moltiplicando, tanto su palazzi già ristrutturati quanto su edifici considerati dal nuovo piano regolatore diruti e quindi abbattibili.
- arrivando all’incrocio tra via Reggio e via di Prima, c’è poi da pochissimi giorni un nuovo intervento di rifacimento della facciata. Parlando con gli operai abbiamo saputo che stanno scrostando per far riemerge l’antica pietra di San Berillo. Un bel lavoro di abbellimento in piena logica gentrificatrice.
Entrando poi dentro il quartiere, altri interventi cercano di “abbellire” il quartiere, di renderlo più “decoroso”. Ma il vero problema, e il cuore di tutta l’operazione in atto, si può capire leggendo un annuncio di vendita pubblicato online per una casa in via Caramba: “zona in fase di riqualifica […] dove verranno effettuate delle migliorie entro un anno da parte del comune come l’inserimento delle telecamere”
Ecco, le telecamere. Dentro e fuori il quartiere siamo assediat* da telecamere di ultima generazione che vogliono creare un senso di “sicurezza”, dicono, ma nei fatti vogliono ribadire che chi vive nel quartiere è considerato/a di troppo e da espellere.
Già sappiamo come è finita la “riqualificazione” in questa area della città. Gli e le abitanti portat* a chilometri da dove vivevano, un tessuto sociale fatto di vicinanza quotidiana lacerato, l’economia locale dei piccoli artigiani ed esercenti uccisa. Per far posto alla grande distribuzione, a condomini, casermoni e alle voragini abbandonate. Dove, per altro, c’è in programma di mettere altri parcheggi. Perché di ulteriore inquinamento da auto Catania ha proprio bisogno.
L’economia del turismo per chi ha i soldi sta svuotando ogni grande città del Sud Europa dei suoi abitanti, rendendole resort di divertimento solo per chi, a differenza di chi ci sta vivendo, potrà permetterselo.
Non possiamo permettere che anche San Berillo diventi vittima di tale predazione, che il quartiere resti tra le mani di grandi proprietari che, con la complicità del governo locale, hanno sapientemente lasciato che le case marcissero e collassassero. Per altro continuando a specularci per decenni arraffando gli affitti di chi, espost* al razzismo di questo paese, è stato preso per fame.
Non possiamo accettare che di nuovo chi abita da decenni in questo quartiere, ne venga sbattut* fuori. Né che questa parte di Catania diventi la disneyland di chi vuol fare l’esperienza della Sicilian life e di altri esotismi. Non accettiamo neanche le risposte che aspirano a rendere meno devastante un processo che vuole distruggere le nostre vite, partecipando al gioco della vendita della multiculturalità ripulita del quartiere. Questo processo va fermato.
San Berillo è un quartiere in cui, nonostante decenni di criminalizzazione, esiste un tessuto sociale che in maniera informale vive il quartiere, rendendolo già un luogo sicuro di incontro per tante persone che vivono o passano da Catania. Pratichiamo cultura e solidarietà ogni giorno, contro e al di fuori di questo sistema capitalista e neo-coloniale. E infatti ci sono tracce che mostrano che quello che sta succedendo in quartiere non va bene a chi ci abita.
Il futuro di San Berillo è già qui e deve partire da quello che già c’è e, soprattutto, dai bisogni e dalle esigenze di chi lo abita.