Sull’invasione di San Berillo

Sono arrivati all’alba, come ci avevano già abituati molte volte in questi anni. Un’operazione spettacolare, “interforze” l’hanno chiamata; c’erano tutti, polizia, carabinieri, nas, ris, ros, finanza, nettezza urbana; hanno bloccato l’intero quartiere, coadiuvati da un elicottero. Hanno iniziato a sfondare porte, entrare nelle case, chiedere documenti, minacciare, cercare droga, armi e chissà quali altri oggetti delle loro fantasie erotiche. Hanno distrutto con le ruspe tutti i bar autocostruiti che in questi anni hanno animato il quartiere; poi si sono messi a murare il rudere al centro del quartiere, intorno al quale erano stati costruiti i bar. È arrivato il sindaco Trantino a dire “l’illegalità non ha campo libero” e facendo menzione ad alcune, secondo lui, buone forme di integrazione presenti in quartiere. Ci ritorniamo tra poco, ma andiamo con ordine.
Dalle prime notizie, sembrerebbe che gli eroi della legalità non abbiano trovato altro che pericolosissime scarpe contraffatte (nei video pubblicati dall’organo di regime questurino CataniaToday si possono osservare molti colleghi che indicano scarpe, pensando a quanti regali potranno fare a natale), un po’ di droga (chi l’avrebbe mai detto), e, soprattutto, un sacco di monnezza (come se nel resto nella città non ci fosse). Insomma, poca cosa. Tre domande emergono allora: cosa vogliono veramente? Perché proprio ora? Perché questa spettacolarizzata militarizzazione?

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Via la repressione da San Berillo

Immagina di essere parte di un gruppo di giovani speranzosi che ha a cuore la giustizia, vuole un mondo senza discriminazioni.  
Questi giovani hanno studiato, si sono formati, come architetti, antropologi, urbanisti, cooperanti.  
Un giorno di molti anni fa decidono di mettere su un’associazione, in un quartiere complicato e bistrattato del centro storico, ma con una intrigante storia alle sue spalle. In cui si concentrano molte diversità, immaginari esotici e solidali che li affascinano.. la ricchezza della diversità culturale.
Un quartiere in cui si interseca presenza mafiosa, spaccio, lavoro sessuale  e anche miseria. Tutto quello che fa paura ai più.  
E che apparentemente a loro non fa paura. Perché in quel quartiere nel frattempo stavano succedendo altre cose: vecchi e nuovi abitanti, attivisti, che hanno iniziato a incontrarsi, ad organizzarsi da soli pranzi di quartiere gratuiti, forme di sostegno dal basso, recupero di case abbandonate da e per gente che di casa ne ha davvero bisogno. 
Questi nostri giovani ci intravedono della ricchezza sociale. E decidono che possono metterla a valore. 

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bell hooks a San Berillo. Impresa sociale e riqualificazione urbana a Catania

Da Napoli Monitor

“Essere nel margine significa appartenere, pur essendo esterni, al corpo principale. […] Al di là di quei binari c’erano strade asfaltate, negozi in cui non potevamo entrare, ristoranti in cui non potevamo mangiare e persone che non potevamo guardare dritto in faccia. Al di là di quei binari c’era un mondo in cui potevamo lavorare come domestiche, custodi, prostitute, fintanto che eravamo in grado di servire. Ci era concesso di accedere a quel mondo, ma non di viverci”.

Con queste parole, nel 1984, bell hooks rievocava ricordi della sua infanzia razzializzata e impoverita, per introdurre il concetto di margine come spazio di resistenza. Sono queste stesse parole, e altre ancora dell’autrice afroamericana, che nella tarda primavera di quest’anno alcune e alcuni attivisti hanno deciso di stampare e incollare sui muri del quartiere di San Berillo, nel centro di Catania.

A differenza della strada di casa di bell hooks, a San Berillo non vi sono binari da superare, ma la frontiera resta lo stesso ben visibile: da un lato il rigenerato “San Berillo art district”, dall’altro la parte “pericolosa”, quella che fa di San Berillo il quartiere che la destra al governo della città intende radere al suolo e di cui la classe media e agiata catanese ha paura, educando i propri figli a non attraversarla. Continue reading “bell hooks a San Berillo. Impresa sociale e riqualificazione urbana a Catania”

Sabato 10 dicembre – Serata benefit

Ripreso da Palestra LUPo

BENEFIT INGUAIATI CON LA LEGGE

Sabato 10 dicembre, dalle ore 19, alla Palestra Popolare Lupo, in Piazza Lupo
DJSet – Cibo – beveraggi – distro – giochi
Burnout Crew + MC Brungo – Jungle D’n’B
Blaze – techno progressive

Note su carcere e repressione. Per lə nostrə amicə incarceratə. Di Stato non si può morire.

A Koleyewon
A Jamar
A Sekka
Ad Alfredo

 

C’è un filo conduttore che lega tutto ciò che ha a che fare con il carcere: la confusione. Da fuori, non si capisce mai con chiarezza cosa stia succedendo dentro, come lə nostrə amicə ci siano finitə, se siano vivə o mortə Continue reading “Note su carcere e repressione. Per lə nostrə amicə incarceratə. Di Stato non si può morire.”

Dopo gli sbarchi: alcune riflessioni

di Osservatorio sulla repressione di Catania

Le persone che sono state tenute in ostaggio dallo Stato italiano durante questi giorni, prima in mare e poi al porto di Catania, sono infine sbarcateSono momenti di sollievo e gioia, come quella che si prova quando ci si conquista l’uscita da una galera.

Anche se potrebbe sembrare sconveniente, è proprio questo il momento, nella vividità delle emozioni che ci attraversano, che vogliamo condividere alcune riflessioni su quello che questi giorni ci hanno rivelato.  Continue reading “Dopo gli sbarchi: alcune riflessioni”

CALL FOR TRANSNATIONAL MOBILISATION AGAINST FRONTEX

CALL FOR TRANSNATIONAL MOBILISATION AGAINST FRONTEX

APPELLO ALLA MOBILITAZIONE TRANSNAZIONALE CONTRO FRONTEX 

APPEL À LA MOBILISATION TRANSNATIONALE CONTRE FRONTEX

ENGLISH VERSION (italian and french below)

On 24 August, in Sicily, the Catania Police Headquarters issued a one-year order to leave the city to a noborder comrade. The order to leave was issued following the notification of the start of investigations against him for an offence of defacement. According to the police report, on the night of 19 August on the “main facade of the Frontex Agency headquarters, located at n. 74 Via Transito” in Catania, “paint contained in some cans was thrown and, using spray cans, the following phrases were written: “FRONTEX KILLS” and “STOP DEAD”‘.

Frontex is one of the primary perpetrators of the massacres that are turning the Mediterranean into a graveyard. Between drones, patrol boats, airplanes and radar, Frontex has for years been condemning tens of thousands of people to die at sea or to be stranded in the Balkan frost, exposing people who have survived a difficult journey to the violence of the various local police and the Libyan “coast guard.”
Frontex is a war industry, which between 2021 and 2027 will receive 5.6 billion euros from the European Union to be more effective in identifying, criminalizing, repatriating, and leaving people to die.
It is a cynical, ruthless and cowardly agency, since it thinks it can operate in silence and invisibility: in Catania, the Frontex office, the second in Europe, opened in 2015 and is hidden from the city, without any sign, afraid.

It is therefore also for this reason that police authorities of this Sicilian city are taking revenge on the person they assume simply wrote on a wall the truth that “Frontex kills.”

We are therefore writing to you from Catania to ask you to respond to this act of intimidation with a campaign of transnational solidarity that continues and boosts the struggle for the abolition of Frontex.

From the Canary Islands to Greece, from Sicily to Warsaw, we invite you to write wherever you like the phrase ‘Frontex kills’, or whatever militant creativity suggests. Or to share signs, banners, writings online through the tags #Frontexkills and #AbolishFrontex.

Lets not leave each other alone in the repression. Let’s erase Frontex from history!

For info: catanianofrontex@gmail.com 

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No agli speculatori a San Berillo.

 La giornata di ieri è stata difficile per il quartiere, a causa di presenze che si sono imposte, col mero scopo di consumarlo, senza mostrare alcun rispetto per le persone che vi abitano.
Nel pomeriggio, una fotografa ha pensato bene di fare una foto di nascosto a una sex worker. Quest’ultima, come è giusto che sia, si è autodifesa. Ma ci chiediamo per quante volte ancora le persone che vivono qui devono continuare ad avere a che fare con presunt* professionist* della cultura che vengono a fare spedizioni di stampo coloniale alla ricerca dell’esotico? Per quanto ancora si vorrà vendere e speculare sull’immagine del quartiere, proiettando i propri immaginari assistenzialistici, pietistici o multiculturali, fregandosene dei diritti di chi vi abita?
Ce lo chiediamo nuovamente, anche considerando che chi pensa di fare iniziative per il quartiere continua a farlo mettendo in pericolo e impoverendo chi vi abita. In serata, infatti, si è tenuta una presentazione di un libro sulla lotta alla mafia. Le stradine di San Berillo si sono riempite di auto blu e poliziotti in borghese, costringendo le persone che vi lavorano e sopravvivono nel quotidiano ad andarsene. Rendendo quindi il quartiere vuoto e impedendo ai commercianti e lavoratori/trici del posto di potere portare a casa i fondamentali soldi della giornata.

Foglio di via per scritte murali contro Frontex

Da Sorcio Rosso:

Lo scorso 24 agosto, la questura di Catania ha dato un foglio di via di un anno dal comune etneo a un compagno che fa parte di diverse realtà politiche e associative impegnate, in città e in Sicilia, nella lotta antirazzista e per la libertà di movimento delle persone migranti.
Il foglio di via è stato comminato a seguito della notifica di un procedimento penale a suo carico con l’accusa di deturpamento e imbrattamento. Secondo il verbale, sulla “facciata principale della sede dell’Agenzia Frontex, sita in questa via Transito nr. 74” a Catania, “veniva lanciata della vernice contenuta in alcune latte e, mediante l’uso di bombolette spray, venivano scritte le seguenti frasi: “FRONTEX UCCIDE” e “BASTA MORTI””.
Conosciamo il ruolo mortifero che l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera Frontex ha nel Mar Mediterraneo e agli altri confini della Fortezza Europa. Se servisse, l’inchiesta del quotidiano Le Monde che ha portato alle dimissioni in aprile scorso dello stesso direttore di Frontex, mostra bene la mancanza di trasparenza e le continue violazioni di diritti umani, come i respingimenti illegali in mare, che contraddistinguono l’operato di quest’agenzia. Non ci stupisce, quindi, se la sua seconda sede in Europa, che si trova a Catania, si sia ritrovata con delle scritte che indicano alla città che Frontex è complice delle stragi razziste compiute in mare.

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