Resistere alle frontiere igienico-sanitarie

Nella notte tra il 13 e il 14 gennaio, due gruppi di quattro ragazzi senegalesi appena sbarcati da una nave quarantena si sono ritrovati per le strade di San Berillo senza un tetto dove dormire. Infatti, al momento dello sbarco, a Siracusa, i ragazzi hanno ricevuto un foglio di respingimento che li obbligava a lasciare l’Italia in sette giorni. Ma come si può lasciare l’Italia (da Roma, in aereo) appena sbarcat* e ora che il super green pass è obbligatorio per autobus e il green pass sul traghetto?

Dai loro racconti emerge che a bordo delle navi quarantena nessuna informazione viene condivisa sulle procedure per chiedere asilo. Inoltre la notifica dei provvedimenti di allontanamento viene comminata senza ulteriori indicazioni, a volte neanche dando alle persone la possibilità di comprendere che è un foglio di espulsione quello che ricevono. L’esternalizzazione del confine e le nuove frontiere igienico-sanitarie introdotte durante la pandemia hanno creato una situazione paradossale per la quale le persone che arrivano sull’isola rimangono bloccate, senza possibilità di movimento, e illegalizzate.

Questo è il cortocircuito che il confine sanitario crea: si sopprime il diritto delle persone migranti a spostarsi, presentandola come unica soluzione per controllare i contagi, ma in realtà, spingendo le persone nell’irregolarità, quindi senza possibilità di accedere al sistema sanitario, nei fatti il dispositivo igienico-sanitario crea ancora più insicurezza.

Tutti gli otto ragazzi sono arrivati autonomamente da Siracusa a Catania, dove li abbiamo incontrati e supportati insieme con la comunità senegalese – per poter fare ricorso contro il decreto di respingimento e, finalmente, presentare domanda di protezione, dal momento che hanno manifestato espressamente tale intenzione, oltre quella di rimanere in Italia.

Per diversi giorni la Prefettura di Catania non è stata in grado di trovare un luogo in cui fosse possibile fare questa quarantena a causa della mancanza in tutta la provincia di questo tipo di strutture, e anche in provincia di Siracusa ci sono almeno una decina di persone lasciate in mezzo alla strada con un decreto di respingimento e senza possibilità né di muoversi “legalmente” né di avere un supporto abitativo da parte delle istituzioni, tranne una tendopoli allestita dal comune.

Casi come questi non sono isolati e, anzi, altri casi di respingimenti a Siracusa ci sono stati segnalati e le persone sono in molti casi giunte in quartiere a cercare un sostegno.

Il quartiere e le e i suoi abitanti continueranno a sostenere e dare riparo alle persone in transito che arrivano in queste vie e a Catania. Ma non possiamo continuare a lasciare che la violenza istituzionale si abbatta sulle vite delle persone che arrivano in Sicilia senza dire o fare niente.