Inoltre, sono settimane che la Questura di Catania ha deciso che, con l’arrivo dell’estate, le richieste di protezione internazionale fatte dalle persone arrivate con un foglio di respingimento da Lampedusa o da una nave quarantena (sì, sebbene l’ultima nave quarantena abbia smesso di operare, in giugno ci sono ancora persone che non sono riuscite a far valere il loro diritto di asilo), debbano essere lasciate in un’infinita attesa. A Catania, come nel resto d’Italia, non è ancora stato rinnovato il contratto ai e alle mediatrici culturali che lavorano negli uffici immigrazione, e di conseguenza gli e le amministrative hanno deciso di smettere di lavorare. In questa situazione di già ampia violenza burocratica e istituzionale, attivist* e avvocat* che sostengono le persone nei ricorsi contro i respingimenti e nelle domande d’asilo registrano violenze quotidiane verso chi si dichiara minore. Le forze dell’ordine, che nel momento in cui una persona si dichiara minore dovrebbero limitarsi, per quanto prescritto dalla legge, a contattare la procura dei minori e accompagnare la persone presso il centro di accoglienza prestabilito, non riescono a smettere di lasciarsi andare a provocazioni, intimidazioni e violenze verbali razziste: “ma questo non è un minore”, “sei grosso il doppio di me”, “questo lo denunciamo”, “ci sta ingannando”.